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RAWA sotto l'occhio di
Amnesty International


Preso da "Donne in Afghanistan, Una catastrofe per i diritti umani"
(Amnesty International, Maggio 1995)

La Revolutionary Association of the Women of Afghanistan (Associazione Rivoluzionarie delle donne dell'Afghanistan) (RAWA) è attiva da oltre un decennio. È un movimento di centro-sinistra che non fa uso di violenza. Le campagne di RAWA sono mirate a risvegliare i diritti delle donne e forniscono strutture sanitarie e di scolarizzazione per donne e bambini. Il movimento ha dato il via a un certo numero di programmi formativi e sanitari in Afghanistan ma ha dovuto diminuire il numero di queste iniziative a causa delle minacce che subisce. La maggior parte delle sue operazioni vengono svolte nelle zone dei rifugiati afgani in Pakistan e comprendono parecchie scuole ben organizzate a Peshawar e Quetta, oltre a un centro sanitario a Quetta.

Anche in Pakistan, però, le leader della RAWA continuano a ricevere minacce di morte da gruppi di Mujahideen e parecchie di loro hanno dovuto nascondersi per timore per le loro vite. Meena, un'assistente sanitaria e membro fondatore di RAWA è stata assassinata nel mese di febbraio del 1987 nella sua casa di Quetta. Le circostanze dell'assassinio e le testimonianze ricevute da Amnesty International attraverso fonti e testimoni indipendenti, indicano chiaramente che gli assassini potrebbero essere stati legati a Hezb-e Islami. Prima di essere assassinata, Meena aveva ricevuto parecchie minacce di morte per le sue attività anti guerra santa (anti-jehadi). Queste si riferivano in modo particolare ai suoi viaggi nell'Europa Occidentale dove aveva fatto dichiarazioni pubbliche sulla situazione delle donne afgane sia in Afghanistan che nei campi dei rifugiati controllati da gruppi di Mujahideen del Pakistan. Pur avendo informato le autorità pakistane delle minacce, non ha tuttavia ricevuto alcuna protezione da parte della polizia. Quando sono stati trovati i corpi di Meena e dei suoi due parenti, un certo numero di quotidiani pakistani strettamente legati al governo, hanno dipinto le vittime come agenti dell'allora polizia segreta dell'Afghanistan. I membri di RAWA hanno negato queste accuse chiedendo alla polizia di investigare sugli omicidi per consegnare i responsabili alla giustizia. Tuttavia, la polizia pakistana non ha intrapreso alcuna azione efficace. Le leader di RAWA, temendo di essere uccise da gruppi di islamici o arrestate per motivi politici, si sono date alla clandestinità. Nel mese di febbraio del 1989, i membri di RAWA hanno volutamente progettato una dimostrazione per protestare contro il fallimento della polizia nel dare un'adeguata protezione alle leader di RAWA, per dare enfasi ai problemi che le donne afgane contrastate sia dal governo di Kabul che da gruppi di Mujahideen devono affrontare e per spingere le autorità pakistane a consegnare alla giustizia i responsabili dell'assassinio di Meena e dei suoi familiari. Prima della dimostrazione, però, la polizia ha fatto irruzione nelle case di alcune leader di RAWA, probabilmente dietro istigazione di Hezb-e Islami e di altri gruppi di Mujahideen. Ovviamente, la dimostrazione non ha poi avuto più luogo.

Un'attivista di RAWA nel tardo 1994 ha descritto ad Amnesty International i problemi che la sua organizzazione doveva affrontare: "Noi stiamo lavorando per il bene delle donne afgane in Pakistan. Noi veniamo minacciate, riceviamo continue minacce scritte. Non ci è permesso dare l'istruzione così necessaria alle donne afgane e non possiamo neppure rendere le donne consapevoli dei loro diritti. Ci sono gruppi di giovani islamici affiliati al gruppo di Gulbuddin Hekmatyar [Hezb-e Islami]. Egli ha avvertito le donne di non andare in luoghi pubblici e di indossare il velo islamico. I giovani islamici chiedono alle giovani donne afgane perché non siano in casa. Per esempio ci sono medici a Islamabad, che offrono cure mediche gratuite alle donne afgane. Ma il suddetto gruppo di giovani islamici impedisce alle donne di recarvisi, obiettando sul fatto che le donne afgane non devono essere curate da medici di sesso maschile. Non possiamo distribuire le nostre pubblicazioni o cassette educative. Qualunque negozio che le vendesse avrebbe poi seri problemi. I membri dei giovani islamici le portano via e causano seri problemi al negoziante. Alcuni di questi sono stati minacciati di morte nel caso continuassero a vendere le nostre pubblicazioni. La polizia pakistana è riluttante a intervenire contro queste atrocità.

Meena
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Meena, un membro fondatore della "Revolutionary Association of the Women of Afghanistan". Essa è stata assassinata nella sua casa di Quetta nel mese di febbraio del 1987, probabilmente da membri della Hezb-e-Islami (Hekmatyar)



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